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      Uno degli interessi di Fermi riguarda l'uso dei fenomeni di interferenza ottenuti con neu-
      troni per lo studio della struttura dei liquidi e dei solidi. Owen Chamberlain si laurea
      con lui proprio con una tesi su questi argomenti. I campi di ricerca aperti da Fermi
      in questo periodo, come ricorda Segrè, "si sono enormemente sviluppati col trascorrere
      degli anni e formano ora interi nuovi capitoli della fisica dei solidi e dei neutroni". Ma
      nel frattempo l'attenzione di Fermi è di nuovo catturata dal problema dei mesoni. Alla
      fine del 1946 Edoardo Amaldi lo aveva messo al corrente di un importante esperimento
      effettuato a Roma da Marcello Conversi, Ettore Pancini e Oreste Piccioni nel corso di
      quell'anno. I tre avevano trovato che il decadimento e l'assorbimento dei mesotroni av-
      veniva con delle modalità molto diverse da quello che ci si aspettava in base all'ipotesi
      che queste potessero essere le particelle responsabili delle interazioni nucleari, secondo
      la teoria formulata dal fisico giapponese Hideki Yukawa nel 1935. Fermi si rende subito
      conto dell'importanza dei risultati dell'esperimento di Conversi, Pancini e Piccioni e nel
      giro di pochi giorni, insieme a Edward Teller e Victor Weisskopf, completa un'analisi det-
      tagliata del fenomeno giungendo alla conclusione che i mesotroni dei raggi cosmici non
      possono essere identificati con la particella di Yukawa, in quanto hanno un'interazione
      con i nuclei molto più debole (The Decay oj negative Mesotrons in Matter; The Capture
      oj Negative Mesotrons in Metter [Decadimento di mesotroni negativi nella materia; cat-
      tura di mesotroni negativi nella materia]). I primi di giugno il risultato dell'esperimento
      e le sue implicazioni teoriche vengono discussi alla Conferenza di Shelter Island, avan-
      zando importanti congetture. L'enigma viene risolto definitivamente pochi mesi dopo,
      a Bristol: Cesare Lattes, Giuseppe Occhialini e Cecil Frank Powell, utilizzando la tec-
      nica delle emulsioni fotografiche esposte ai raggi cosmici ad alta quota, scoprono che il
      mesotrone osservato a livello del mare non è altro che il cosiddetto mesone μ(o muone)
      prodotto del decadimento di una nuova particella, il mesone π (o pione) che è appunto
      il mesone postulato da Yukawa.



       1948

          L'origine dei raggi cosmi ci era un problema che aveva sempre attirato l'attenzione di
       Fermi. Nel 1948 lo svedese Hannes Alfvén, che si era sempre interessato dei fenomeni
       elettromagnetici su scala cosmica, è a Chicago, invitato da Edward Teller, che all'epoca
       sta ragionando sull'idea che i raggi cosmici possano essere accelerati nel passare vicino
       al sole e vuole proseguire questo discorso con Alfvén. In questa occasione Fermi viene a
       conoscenza della probabile esistenza di campi magnetici relativamente intensi che attra-
       versano la nostra galassia, e che devono necessariamente essere indotti e trascinati dal
       materiale interstellare ionizzato in movimento. In un articolo pubblicato nel 1949 (On
       the Origin oj the Cosmic Radiation [Origine dei raggi cosmi ci]) Fermi utilizza appunto
       questo fenomeno per spiegare che il principale meccanismo di accelerazione consiste nel-
       l'interazione delle particelle dei raggi cosmi ci con i campi magnetici vaganti che occupano
       lo spazio interstellare. Tuttavia questo modello, in contraddizione con l'evidenza speri-
       mentale, non spiega le più alte velocità raggiunte dai protoni. L'articolo, che ha origine
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